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LA STORIA DEL CARNEVALE
Il Carnevale come lo conosciamo noi è indiscutibilmente un prodotto del Medioevo.
Il termine ha come concetto la privazione della carne; designa il giorno o i giorni che precedono il principale periodo di penitenza del cristianesimo: la quaresima, anche se le sue origini affondano le radici nelle più antiche usanze pagane.
A seconda dei luoghi, il Carnevale ha inizio a Capodanno, all'Epifania, o alla Candelora (2 febbraio) e culmina nei giorni definiti "grassi", dal giovedì al martedì prima delle Ceneri.
A partire dal quattrocento, il Carnevale subirà una serie di attacchi. Dopo i tentativi di cristianizzazione a opera di moralizzatori come il Savonarola, sia la Controriforma, sia le Chiese cercheranno di sopprimere questa festa decisamente troppo pagana.
Durante i secoli, il Carnevale, ha stimolato la nascita di celebrazioni in forma di combattimento rituale, in cui venivano evidenziate le lotte fra varie parti di una stessa Città (quartieri, rioni, come ancor oggi avviene ad esempio nella battaglia delle arance di Ivrea), o fra classi sociali diverse dei cittadini.
Così durante il Carnevale prendevano piede le battagliole fra circoscrizioni cittadine in cui i gruppi provenienti da tutta la popolazione si affrontavano a colpi di sassi, bastoni, (oggi sostituiti da manganelli di plastica).
Fra i nobili si organizzavano giochi di origine cortese dov'era importante dimostrare la propria prodezza nell'utilizzo delle armi.
I Canti carnascialeschi furono un genere musicale in voga a Firenze nel Quattrocento ai tempi di Lorenzo il Magnifico, a cui viene attribuita pure la loro paternità.
La loro diffusione andò ben oltre il Cinquecento, come attestò la prima antologia curata da Anton Francesco Grazzini nel 1559, che ancora ai nostri tempi è stata presa come modello di riferimento dagli storici musicali, quali il Singleton negli anni quaranta e cinquanta del Novecento.
I canti carnascialeschi assomigliano ai carri e ai trionfi, dato che tutti questi generi seguono una forma metrica popolare, come la barzelletta o la ballata, intervallata da un ritornello ed arricchita, talvolta dalla simulazione della caccia e della frottola. Questi canti abitualmente venivano eseguiti durante le feste di carnevale da un gruppo di maschere camminanti sulla strada o collocate sui carri.
Le maschere rappresentavano principalmente i mestieri e lo scopo della rappresentazione era quello di descrivere sia i gesti e le abitudini della categoria sia di alludere e riferirsi grazie a doppi sensi alla grande tematica della pratica dell'amore. Tra i mestieri raffigurati all'epoca erano immancabili quelli dello spazzacamino, del tessitore, del dipintore.
I canti venivano anche musicati come ha potuto attestare Federico Ghisi nella sua ricerca storica effettuata nel 1937.
Gli autori sono per lo più anonimi anche se è noto che persino i migliori poeti del tempo, tra i quali il Pulci e il Poliziano, si cimentarono.
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